Fede e Cultura: Un Ponte Tra Passioni e Spiritualità.

Fede e Cultura: Un Ponte Tra Passioni e Spiritualità.Può apparire strano che una persona possa avere più interessi nella vita. Nell’ambito cristiano, a volte, questa tendenza può venire fraintesa come un allontamento dalla Fede, come un dedicarsi anche,  e forse troppo,  alle cosiddette cose “mondane”. 

Posto che ognuno di noi può condurre, naturalmente, la propria vita (basta che non leda quella altrui) come più gli aggrada – si può scegliere di essere degli eremiti, come degli “specializzandi” del proprio unico interesse così come se ne possono coltivare più di passioni – dobbiamo anche considerare che  esiste anche un’altra possibilità di scelta esistenziale coniugata pure al cristianesimo. 

Mi piace riportare qui, adesso, una frase del Professor Alessandro Orsini,  già da me citata in questo mio post 

“Uno studioso è un ponte collegato a mille discipline.”

Il cristiano deve essere, credo, una persona formata spiritualmente ma anche socialmente. Con al centro della sua vita Cristo e poi con quei “raggi” che provengo dal “cristocentrismo”  che ci dirigono pure a quelle informazioni necessarie per poter interloquire con gli altri e per vivere un’esistenza veramente piena. Non vedo perché, quindi, la cultura, l’aggiornamento informativo, non si possa collegare all’essere un seguace di Cristo. Specialmente se di questo cristianesimo ne vogliamo fare, come è giusto che sia, un’applicazione pratica alla vita di tutti i giorni contestualmente a quella visione eterna di salvezza che ci offre il Signore.

L’ignoranza non è umiltà bensì l’umiltà è considerare che siamo essere umani al servizio anche del prossimo e per fare questo dobbiamo avere, oltre le necessarie e fondamentali conoscenze bibliche e soprattutto una formazione spirituale che ci viene data dalla preghiera, dal nostro rapporto con Gesù e con gli altri credenti e dalla guida dello Spirito Santo, quelle competenze culturali, quegli aggiornamenti che la cronaca, la società ci propongono anche per poter affrontare, discutere, colloquiare con chi cristiano non è, ma culturalmente preparato è. 

Sì, è vero, un uomo, una donna, veramente guidati dallo Spirito Santo “battono” qualsiasi persona erudita in ogni forma di dibattito. Mi domando perché, però, privarsi di quello di buono che il nostro Dio ci ha donato con la vita stessa. 

Non si tratta di “peccare” ma di apprezzare veramente il dono dell’esistenza  che ci ha offerto il nostro Signore. 

Ammiro e apprezzo tutti quei cristiani che con le loro varie disabilità sanno ancora fare della propria vita un’elargizione di Dio. Pensiamo quindi a loro, a come vorrebbero godersi tanti aspetti della quotidianità ma che purtroppo non possono farlo. Eppure sono forti nella “debolezza” e speranzosi nell’afflizione. Godiamo, allora, in modo sano, tutto quello che di buono ci offre la vita. Inclusa la cultura e la multidisciplinareità . 

ll nostro cervello è come un muscolo, più lo si esercita meglio funziona. L’afferma anche la neuroplasticità 

La neuroplasticità indica la capacità del cervello di modificare la propria struttura nel corso del tempo in risposta alla esperienza.

In questo nostro ragionamento dobbiamo considerare anche l’applicazione del multitasking (la capacità di poter svolgere più operazioni in contemporanea) e del monotasking (che consiste nel concentrarsi su un’attività alla volta e che richiede la capacità di focalizzarsi su un solo compito e di farlo senza distrazioni). 

Come al solito ci vuole equilibrio nella vita, se il multitasking ha i suoi benefici è pure vero che se spinto all’eccesso diventa un difetto sia a livello produttivo per ogni nostro tipo di attività che a livello psicologico così come il monotasking che ci impedisce di avere una mente più aperta diventando sempre  più selettiva. Alternare i due “metodi”,  a seconda le nostre esigenze, sembra essere la soluzione migliore per il nostro essere e il nostro rendimento complessivo.

Accennavo  all’inizio di questo post che esiste una seconda possibilità di vivere il cristianesimo – sempre nel rispetto dell’altrui scelte –  a quella esclusiva di una visone di interesse unico alla Fede ovvero quello di considerare (almeno io faccio così) il cristianesimo come la base, il centro della nostra vita (io, senza Gesù, non saprei vivere. Lui viene prima di tutto e di tutti) ma nel contempo quella varietà di interessi che rendono la nostra esistenza sempre più intensa, interessante e al servizio di quel dono che è la vita e verso la quale dobbiamo tanto rispetto. Soprattutto a chi ce l’ha offerta. Grazie, Signore Dio, anche per questo!

 

 

 

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