Il vero Capo non ha servi compiacenti ma collaboratori rispettosi.

Il vero Capo non ha servi compiacenti ma collaboratori rispettosi.È proprio vero che nelle parole si trova il significato delle stesse. Ad esempio c’è grande differenza tra il Capo e il leader. Già come sentiamo pronunciare questi vocaboli, ci facciamo un’idea della persona con la quale possiamo avere a che fare. 

Il Capo, quell’individuo che gestisce nel bene o nel male un’organizzazione, piccola o grande che sia. Fatta di uomini e donne che devono solamente ubbidire ai suoi comandi.

Il leader è, invece, quella persona carismatica anche diplomatica, certamente saggia e portatrice di valori che indirizza i suoi non “schiavi” ma collaboratori verso obiettivi vincenti.

Ma diciamo subito, che anche queste definizioni, Capo e leader, possono ingannarci. 

Non è, infatti, il titolo che fa di un uomo o di una donna una guida eccelsa ma il suo carisma, il suo comportamento. Quindi può esistere un bravo Capo e un cattivo leader. 

Detto ciò, in questo post, definiamo come Capo, quindi nella sua accezione negativa, colui che gestisce in modo autoritario un gruppo di persone.

In questo caso, il Capo, si accerchia di elementi a lui fedeli. Fedeli per debolezza o per necessità. Infatti, a loro e solo a loro, Il Capo elargisce premi materiali o psicologici come gratificazioni morali. Di conseguenza il resto del gruppo è succube non solo del Capo ma anche della schiera, piccola di solito, vicina e fedele al Capo.

In questi ambienti è vietato dissentire dal Capo ma anche dai suoi fedelissimi. Il Capo copre i suoi, i suoi coprono il Capo. 

In un entourage del genere il chiacchiericcio, il pettegolezzo è una normale conseguenza della gestione del Capo.

Mai dire quello che si pensa realmente al Capo oppure ai suoi. Pena l’allontanamento, nei casi estremi, dal gruppo oppure l’atteggiamento indifferente che porta piano piano, a chi lo subisce, di scegliere o di restare nel gruppo in modo umiliato o di allontanarsi da esso. 

Il Capo è un abile psicologo, psicologo del male. Conosce i punti deboli dei componenti del suo gruppo e sa come e dove colpirli.

Il problema del Capo, uno dei suoi problemi, è che qualcuno del suo gruppo conosce bene anche lui. Solo che lui non lo sa. Si sente troppo sicuro di se. Ma la complicazione più grande per il Capo e che coinvolge, purtroppo, tutta la sua  “compagnia” è che la loro durata potrà anche essere anche lunga ma prima o poi cesserà di esistere. 

Il leader, invece, non ha “schiavi” ma collaboratori. I quali si sentono gratificati dal comportamento della loro guida che seguono non per ricatto ma per affetto e stima. 

L’unico problema che il leader può incontrare nell’immediatezza o quasi è la difficoltà di gestire la confidenza. Perché qualcuno del suo gruppo può fraintendere la sua disponibilità per debolezza. Ma di solito, il leader, possiede quei carismi capaci di gestire questi inconvenienti.

Ricordo a tal proposito il mio professore di italiano al Liceo, il professore Antonio Ameduri. 

Rammento che quando si apprestava a iniziare la lezione e alcuni di noi, della nostra classe, non erano ancora seduti sulle sedie dei propri banchi, lui stava in silenzio. Un silenzio autorevole che induceva tutti, rispettosamente, a prendere posto, silenziosamente e con rispetto. Poi, iniziava la lezione.

Non l’ho mai detto a nessuno, ma questo atteggiamento del Prof. l’adottai quando iniziai a insegnare la  Kickboxing. 

I ragazzi, allora, erano un po’ “vivaci (dispiace dirlo, ma mai come quelli di oggi) e io non li richiamavo all’ordine. Stavo fermo, in silenzio, davanti a loro finché, quasi immediatamente, quando mi vedevano in questo modo, anche loro, silenziosamente ed educatamente si mettevano  in fila per iniziare l’allenamento, Ma parliamo dei primi anni ottanta…

Ricordo, tra l’altro, il migliore dei complimenti ricevuto, in quel ruolo, che a memoria ricordi, quando un mio allievo mi disse. “Romano, il tuo carisma io l’avverto anche fuori dalla palestra”. 

Il “regno” del Capo ha un suo principio e una sua fine, quello del leader, che non è un “regno”, non ha, invece, mai un titolo di coda con la parola:  FINE.

 

p.s.: ti può essere utile leggere anche quest’altro mio post: https://www.romanoscaramuzzino.it/2022/03/14/groupthink-ovvero-il-pensiero-di-gruppo-che-puo-diventare-settario/

 

 

 

 

 

Non perderti gli ultimi post!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER PER RICEVERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI DEL BLOG

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

close

Non perderti gli ultimi post!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER PER RICEVERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI DEL BLOG

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

CONDIVIDI SU:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *