“Guarda a destra e a sinistra prima di attraversare la strada”, ci chiamano boomer ma siamo stati felici.

"Guarda a destra e a sinistra prima di attraversare la strada", ci chiamano boomer ma siamo stati felici.
Via Carlo V, a Catanzaro. La via dove ho trascorso la mia meravigliosa adolescenza. (foto tratta da Google Maps).

Guarda a destra e a sinistra prima di attraversare la strada”, le nostre care Mamme ci consigliavano di fare. E noi, da bambini, ubbidivamo a questo suggerimento. E poi via, ad incontrare la Vita, sia la mattina quando andavamo a scuola, rigorosamente e fieramente da soli, oppure il pomeriggio per incontrare i nostri amici, felici delle nostre esistenze spensierate.

Oggi ci chiamano baby boomer o semplicemente boomer, quelli della generazione attuale. In modo ironico, quasi scherzoso, per catalogarci come persone antiche nei modi di fare e di pensare.

Boomer ovvero i nati tra il 1946 e il 1964. Alzi la mano chi, come me, è un boomer. E mentre lo scrivo sorrido. Sorrido perché non c’è nessuna competizione tra queste due generazioni. Noi che amiamo, anche se a volte riprendiamo, questi ragazzi e ragazze, alcuni di loro, cresciuti, purtroppo, all’ombra, di una società non consolidata. E, di certo, questa, non è colpa loro.

Siamo stati privilegiati, noi, adesso lo sappiamo con certezza. I nostri Papà, infatti, mantenevano dignitosamente e valorosamente le proprie famiglie con il loro unico ma intenso lavoro.

Siamo cresciuti accanto a genitori presenti quando occorreva, per il resto ce la cavavamo da soli.

“Guarda a destra e a sinistra prima di attraversare la strada “e poi, da ragazzini, facevamo le nostre gare di corsa, il pomeriggio, davanti al Duomo della nostra città, Catanzaro, quando la chiesa era chiusa.

Poi, si cresceva, una partita a ping pong, “vergognosamente” confessiamo, anche, di essere stati, quei “ragazzacci” che a Carnevale usavano scherzare con le ragazze (perdonateci, se potete!!). E lì, i nostri riflessi, si sono allenati alla grande. Quante, infatti, ombrellate schivate!

Ma non si andava mai oltre. Quando, poi, si ballava un lento con una nostra coetanea, il solo stare accanto a loro, toccare i loro maglioni così soffici, essere avvolti dai loro abbracci così teneri, tutto questo portava i nostri cuori alle stelle. Eravamo felici così, senza cellulari, dei quali riconosciamo il loro prezioso utilizzo, ma con le classiche cabine telefoniche e gettoni relativi. Cabine con le quali comunicavamo con le nostre famiglie.

Non è stata tutta rosa e fiori ma si viveva in un determinato equilibrio nel quale i ruoli venivano rispettati. E potrei andare oltre. Oltre quel portone sito a Catanzaro, in Via Carlo V, vicino al mitico negozio di alimentari della famiglia Ciciarello. Strada che Google Maps (vedete che la buona tecnologia serve? Tecnologia che all’epoca, purtroppo, non avevamo) gentilmente mi consente di mostrare.

E potrei aggiungere ancora pensieri a queste righe. Chissà, forse, un giorno…

Intanto, ritorniamo alla realtà attuale con la consapevolezza di poter essere testimoni di un periodo bello e significativo ma anche di essere sempre presso i  banchi della scuola della vita dove, valendoci del noto titolo della commedia di Eduardo De Filippo, “gli esami non finiscono mai”.

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