Fiona May e Wilma Rudolph, due atlete che non hanno ascoltato i “no” della vita.

Fiona May e Wilma Rudolph, due atlete che non hanno ascoltato i "no" della vita.
foto tratta da https://it.wikipedia.org/wiki/Fiona_May

Di recente Fiona May , al CorriereTv del Corriere della Sera, versione online, ha rilasciato alcune sue dichiarazioni con le quali ha raccontato che, dopo aver vinto, nel 1988, il IX Campionato europeo juniores di atletica leggera (disputatosi a Birmingham, in Inghilterra nel Regno Unito) e, sempre nel 1988, i Campionati del mondo juniores, svoltisi a Sudbury, in Canada, il suo allenatore inglese, Jonathan, in buona fede, le disse, che lei, sì era brava, ma che alle Olimpiadi di Seul, sempre di quell’anno, non avrebbe mai vinto una medaglia importante, vista la preparazione delle altre atlete, superiore alla sua.

A Seul, Fiona, raggiunse il sesto posto nella gara di salto in lungo, con un 6,62 m.

Comunque, nel  prosieguo della sua carriera agonistica, giunta ai Campionati del mondo di atletica leggera (in Siviglia, Spagna) e dopo aver conquistato, durante quella competizione,  la medaglia d’argento con un 6,94 m, sempre nella specialità del salto in lungo, era molto demotivata, tanto da voler lasciare l’atletica leggera.

In quel momento di sconforto, decise di andare in Giamaica, per tre settimane, presso la sua famiglia, dove l’aspettavano i suoi nonni, che, per inciso, non capivano nulla di atletica, ma conoscevano la vita!

E proprio lì, in Giamaica, una delle sue nonne le disse “tu vuoi che si ricordino di te perché hai lasciato l’atletica perché era successa una situazione un po’ brutta? No, tu devi tornare e far vedere che tu sei più forte di tutte, Tu devi zittire tutti!”

Ma la nostra atleta, ribadì, all’epoca, alla nonna ” No, non sono in grado”, ma la nonna continuò nel dire “Con le gambe che hai, ce la fai, Fiona!”

Fu così che Fiona May ritrovò la motivazione per continuare e in quel gruppo di persone che la sostenevano, tra cui la mamma. Continua la nostra, nella sua dichiarazione, “che quando hai le persone care accanto, fai qualsiasi cosa al mondo, sia nello sport che non”

La stessa motivazione che Fiona ha ricevuto, lei la dà, attualmente,  a sua figlia ( Larissa Iapichino) che, guarda caso, è anche lei una specialista nel salto in lungo, campionessa europea, under 20 a Boras 2019, Svezia, e detentrice del record mondiale under 20 indoor con 6,91m.

L’esperienza di Fiona May, che non è l’unica, non fa altro che confermare la mia teoria che da soli difficilmente ce la si fa e che il successo del singolo è il successo di un gruppo, di una “squadra”. 

E proprio nel terzo episodio (dal titolo “Vincere gli scoraggianti ” ), del mio podcast “Totalmente Romano Scaramuzzino”, ho trattato l’argomento di come superare gli ostacoli di coloro che ci vorrebbero demotivare. 

Fiona May, continua nel suo discorso, citando la grande atleta Wilma Rudolph. 

Di lei, ne parlerò nel prossimamente su questo blog.

 

 

 

 

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