Giovani fragili e adulti inadatti.

Giovani fragili e adulti inadatti.

 

Sapranno tutto su smartphone, tecnologia, sesso ma la maggior parte dei giovani di questa generazione sono ragazzi e ragazze fragili, figli e figlie di genitori, di adulti inadatti, deboli anche loro, inadatti al loro ruolo. Pronti a regalare loro (e adesso con la crisi economica che c’è, non so come faranno) le scarpe firmate, i cellulari di nuova generazione, tutto in linea con i loro coetanei più in.

Perché ci vuole coraggio ma soprattutto maturità per insegnare, a questi giovani, che i valori, nella vita, sono ben altro che quelli materiali.

Genitori inadatti, dunque, deboli anche loro, adulti immaturi che si rifugiano nell’uso di cocaina, del sesso trasgressivo, del permissivismo e della difesa ad oltranza dei figli perché è più difficile correggerli che assecondarli.

Nè dei ragazzi né dei genitori di oggi ne faccio di tutta l’erba un fascio, pero’ la realtà, nella stragrande maggioranza, versa in queste condizioni.

Chiariamo, a scanso di equivoci, essere forti non significa essere invulnerabili, invincibili, senza sentimenti, anzi. Ci vuole forza per essere individui empatici e sensibili. 

Al contrario si è deboli a girarsi dall’altra parte, a non aiutare il prossimo, ad assumersi le proprie responsabilità. 

Quindi, non faccio l’esaltazione dell’uomo forte che non deve chiedere mai (non credo in questo falso e inesistente modello umano) ma solamente evidenzio che sì, esiste la responsabilità personale, anche dei giovani, quindi, ma esiste anche quella di una collettività che si arruola addirittura il diritto di decidere per loro, sin dalla nascita.

Per una presunta libertà, addirittura del bambino/a, si vuole affermare che lui/lei, nasce con un’identità biologica ma il genere (maschile o femminile)  sarà da loro proclamato al di là del loro sesso naturale. 

Più confusione nella mente di questi poveri bimbi, non si potrebbe.

Da qui, qualcuno potrebbe pensare e dire che io sia un retrogrado, un oltranzista, un’anti gay, eccetera. Nulla di tutto questo. In verità cerco di essere una persona, con i suoi difetti, ma equilibrata. Ed oggi come oggi, com’è difficile esserlo.

Com’è difficile parlare di normalità, di come una famiglia sia costituita da un uomo e una donna e non da due persone dello stesso sesso, com’è difficile ammettere che dietro l’ipocrisia di tante coppie normali si nascondono tradimenti, abusi fisici e psicologi che portano anche a casi di cronaca nera.

Eppure essere persone equilibrate non sarebbe così difficile se non si partisse dal male in origine ovvero convenire che le proprie convinzioni  sono mutuabili, tranne quelle che fanno riferimento alla natura stessa.

Natura che porta l’essere umano a non essere violento, con parole o peggio ancora con azioni, contro chi non la pensa come noi.

L’ostracismo contro i gay ne è un esempio. Si possono non condividere determinate scelte ma mai violando la libertà altrui.

La libertà, pero’, è anche  non è fare tutto quello che voglio ma fare quello che voglio secondo i dettami della vita stessa, della sua natura e della tolleranza e non violenza.

Ci sono periodi in cui, poi, vengono usate, magari da personaggi famosi come Amendola (non l’artista padre ma il figlio), parole come ignorante che poi diventano di uso comune.  Ma non voglio usarla anche io questa parola offensiva contro chi, come direbbe Amendola figlio e i suoi imitatori nel linguaggio, potrebbe dirmi Romano, tu non sei padre. Non puoi capire.

Come se non si potesse parlare della morte perché nessuno di noi è morto.

Responsabilità individuali, responsabilità, a vari livelli, collettive, perché giovani e adulti possano crescere insieme, per essere forti di fronte a quello che, speriamo di no, di ostico ci prospetta il futuro.

 

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