Diego Frazao Torquato, quella storia in musica che insegna e commuove

Suona Diego, il piccolo Diego, al funerale del suo Maestro, Evandro João da Silva, ucciso durante  un’aggressione  (in Brasile, nda) il 18 ottobre del 2009, onoranze funebri celebrati presso il cimitero di São Francisco Xavier (quartiere (bairro) della Zona Nord della città di Rio de Janeiro).

E mentre lo fa, insieme agli altri bambini dell’Associazione Afroreggae creata dal loro Maestro, gli scendono dai suoi occhi, lacrime, lacrime di dolore ma anche di ringraziamento per colui che lo salvò da un’ambiente di degrado, caratterizzato dalla  povertà e dal crimine.

Diego Frazao Torquato, quella storia in musica che insegna e commuove

La foto che lo ritrae, in quel momento di afflizione, fa il giro del mondo e viene ritenuta una delle immagini che hanno segnato un’epoca.

In effetti, Diego, conosce, purtroppo, la sofferenza sin da piccolo. Lui, nato a Duque de Caxias (Rio de Janerio) nel 1997 e che sin da giovanissimo ha convissuto con malattie come la meningite ma, nonostante ciò non ha mai perso l’entusiasmo per la musica.

Una musica che non scaturiva  da studi classici ma da un sentimento di esecuzione che partiva dal suo cuore fino a giungere  alle sue mani che con destrezza utilizzavano i vari strumenti ,musicali.

Diego ha partecipato ai laboratori del gruppo a Parada de Lucas ed è diventato la star dell’orchestra d’archi di Afroreggae, una ONG che lavora per combattere l’ingresso dei giovani nel traffico di droga.

 

Nel dicembre 2009 ha partecipato alla campagna di fine anno di  Rede Globo.

 

Nel 2010 è stato nominato per il Premio Faz Diferença dal quotidiano O Globo.

Le sue varie malattie, l’hanno portato

al ricovero per 24 giorni, quando ha subito un’infezione generalizzata dopo un intervento chirurgico all’appendice, che ha portato all’aggravarsi del caso. Dipendeva dall’aiuto di dispositivi per regolare la pressione sanguigna e ha avuto un arresto cardiorespiratorio. Poco dopo è morto, esattamente il 1 aprile del 2010.

 

Durante questo periodo fu ricoverato anche all’Hospital de Saracuruna per leucemia acuta, ma non poté sottoporsi a chemioterapia causa del rischio della procedura.

La foto di Diego, scattata durante l’esequie di Evandro, è conosciuta come “il violino di Diego”.

Un violino che emana dei suoni, sì di dolore, ma anche di speranza. Speranza perché, finché su questa terra ci saranno uomini come Evandro João da Silva e alunni, bambini, ragazzi come Diego Frazao Torquato, saranno ancora vivi, anche alla morte dei loro protagonisti, valori come l’umanità, l’aiuto verso chi è debole o indifeso, la compassione e la gratitudine. 

Liberare i ragazzi attraverso la musica, era il sogno di Evandro (che a  Rio de Janeiro, nella favela di Vigário Geral, era il leader di Afroreggae, una Onlus nata per salvare i bambini dal degrado, dal traffico di droga, dalla criminalità, usando la musica, la danza, lo sport. Diego era uno dei bambini che Evandro aveva strappato ad un destino già scritto. Poi, una notte di ottobre del 2009, mentre Evandro camminava per strada, due uomini si avvicinarono, sparandogli e derubandolo, lasciandolo morente sul marciapiede. Poco dopo una volante della polizia passerà in zona, ma non si fermerà ad aiutare quell’uomo disteso a terra. I ladri verranno catturati, ma rilasciati subito dopo. La notizia fa il giro del Brasile.)

Un lavoro, quello di Evandro, una morte di entrambi, Maestro e allievo,  che non è stata inutile, anche se umanamente ingiusta, perchè la loro musica vibra ancora adesso nell’aria di questo mondo che non è fatto solo di miserabili ma anche di persone degne di essere chiamati martiri ed eroi.

Evandro, piccolo Diego, che lezione che ci avete lasciato.

Vi assicuro che la vostra musica, si ode ancora adesso!

 

si ringraziano le fonti: 

 

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2 pensieri su “Diego Frazao Torquato, quella storia in musica che insegna e commuove

  1. Mata Rispondi

    I criminali che dominano il mondo, vivono, in salute e ricchezza. Le persone buone,utili, soccombono. Come si fa a dire che la vita è bella?

    • Romano Scaramuzzino Autore dell'articoloRispondi

      Innanzitutto, Mata, grazie mille per il tuo commento che ci riporta ad un’antica riflessione, forse da quando è nato il mondo. “Come si fa a dire che la vita è bella?”, hai ragione, non lo so nemmeno io. So, però, che se questo post ti ha raggiunto (così come ha fatto con tante altre persone) e tu, rispetto ad altri, hai avuto il desiderio di lasciare un commento, io vedo in questa piccola tua azione tanta “bellezza” e sensibilità. Spero che non ci perderemo. Se vuoi scrivimi pure in privato a questa email: info@romanoscaramuzzino.it.

      Un saluto caro,

      Romano

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